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Francesco Totti si dimette dalla Roma:” Non è colpa mia, vogliono i romani fuori dalla Roma..”

Francesco Totti lascia la Roma.

Dopo oltre 80 minuti di conferenza stampa, l’ex capitano giallorosso ripercorre i problemi delle ultime annate da dirigente non risparmiando critiche e frecciatine alle figure societarie. Queste le sue dichiarazioni.

“Mi dimetto dal mio ruolo nella Roma, viste le condizioni credo sia stato doveroso e giusto prendere questa decisione, non ho mai avuto la possibilità di operare in modo effettivo sull’area tecnica. Credo sia la decisione più coerente e giusta, davanti a tutti deve esserci la Roma che deve essere una squadra da amare e da stargli sempre vicina. Non devono esserci fazioni, ma un unico obiettivo. I presidenti, gli allenatori e i giocatori passano, ma le bandiere non passano. Ma diciamo che questo aspetto mi ha fatto pensare tanto e non è stata colpa mia prendere questa decisione”.

Di chi è stata la colpa?
“Non è stata colpa mia perché non ho mai avuto la possibilità di esprimermi, non ho mai avuto la possibilità di prendere parte al progetto tecnico. Il primo anno ci può stare, ma già nel secondo ho capito cosa volessi fare e non ci siamo mai trovati. Sapevano le mie intenzioni, volevo dare tanto a questa società, ma loro non hanno mai voluto. Mi tenevano fuori da tutto”.

Cosa ti senti di dire alla gente? Sarà un addio o un arrivederci?
“Io alla gente di Roma devo dire solo grazie, per come mi hanno trattato e per il reciproco rispetto. E ai tifosi posso dire solo di continuare a tifare la Roma. Personalmente, questo momento di difficoltà mi rattrista, mi dà fastidio. I tifosi della Roma sono diversi dagli altri tifosi, la passione e l’amore che mettono in questa squadra non potrà mai finire. Anche da Roma io continuerò sempre a tifare Roma. Per me è un arrivederci, non un addio, perché vedendomi anche da fuori non credo di poter restare per sempre lontano dalla Roma. Adesso prenderò altre strade…”.

Che strada prenderai? C’è qualcuno più colpevoli di altri?
“In questo momento sto valutando tranquillamente e in questo mese valuterò tutte le offerte sul piatto, quella che mi farà stare meglio la accetterò con tutto il cuore. Appena prenderò una decisione sarà quella definitiva. Non sono qui a indicare il singolo colpevole, è stato fatto un percorso e non è stato rispettato e quindi ho preso questa decisione”.

Ti hanno promesso qualcosa?
“Tutti sappiamo che da calciatore mi hanno fatto smettere. In dirigenza sono entrato in punta di piedi perché per me era una novità, ho capito che il calciatore e il dirigente sono cose completamente diverse. Di promesse ne sono state fatte tante, ma alla fine non sono mai state mantenute. Poi col passare del tempo giudichi, valuti e anche io ho una personalità e non resto lì a fare quello che mi chiedono di fare in modo passivo. Poi però col passare del tempo ho capito di non voler continuare a restare a disposizione di persone che non mi avrebbero mai voluto in quel ruolo”.

C’è una deromanizzazione in corso?
“E’ sempre stato il pensiero fisso di alcune persone, cioè togliere i romani dalla Roma. E alla fine sono riusciti a ottenere ciò che volevano. Da quando la proprietà americana è entrata ha provato in tutti i modi a metterci da parte. Hanno voluto questo e alla fine ce l’hanno fatta”.

Che rapporto hai con Baldini?
“Il rapporto con Franco Baldini non c’è mai stato e mai ci sarà. Uno dei due doveva uscire e mi sono fatto da parte io, non serve avere in una società troppi galli a cantare. Troppe persone mettono bocca su troppe cose e così non serve, ognuno dovrebbe fare il suo. L’ultima parola spettava sempre a Londra, era inutile dire il tuo pensiero perché era tempo perso”.

Che futuro vedi per la Roma?
“Un po’ tutti conosciamo i problemi reali della società, soprattutto quelli riguardanti il Financial Fair Play. La società negli ultimi anni ha venduto i giocatori più forti e blasonati per tamponare i problemi economici. Bisogna essere trasparenti, soprattutto con i tifosi. Alla gente bisogna dire la verità, anche se brutta, e quando un anno fa feci una intervista dissi che la Roma sarebbe arrivata tra il quarto e il quinto posto e la Juventus avrebbe rivinto lo Scudetto. Mi dissero che con quella intervista toglievo i sogni ai tifosi, ma io credo che bisogna sempre dire la verità. Solo così si può essere inattaccabili”.

Quanto pesa l’assenza del presidente?
“Per me pesa tantissimo, perché poi il giocatore trova sempre un alibi e alla prima sconfitta subito viene sottolineato il fatto che la società manca. Questo crea problemi alla squadra, crea un danno. Io l’ho detto e ripetuto tantissime volte: il presidente deve essere più presente sul posto perché quando c’è il capo tutti i dipendenti sono sull’attenti. Quando non c’è il capo fanno tutti come gli pare, è così ovunque…”.

Cosa hai fatto da dirigente?
“Niente, non ho potuto fare nulla, soprattutto sull’area tecnica. Non voglio fare il fenomeno, ma penso di capirne un po’ nelle valutazioni sui calciatori. E io non voglio fare altro perché penso di poter fare bene questo. Posso anche sbagliare certo, ma voglio prendermi le mie responsabilità”.

C’è la possibilità che il fondo del Qatar possa acquistare la Roma?
“Ho girato spesso in vari continenti, soprattutto nel Sud-Est asiatico. Ci sono tante persone che vorrebbero fare tanti investimenti, ma io finché non vedo nero su bianco. Posso dire però che la Roma è amata e stimata in tante parti del mondo e tutti vorrebbero prenderla. Ma io nel dettaglio non so nulla di tutto ciò.

Qual è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso?
“Tante cose mi hanno fatto riflettere e pensare. Io in due anni ho fatto dieci riunioni e mi chiamavano sempre alla fine, solo quando erano in difficoltà. Volevano accantonarmi da tutti e dopo un po’ il cerchio si stringe, serve rispetto per la persona e io ho cercato in tutti i modi di mettermi a disposizione. Dall’altra parte, però, vedevo che il pensiero era diverso”.

A questo punto cosa serve per riportarti alla Roma?
“In primis un’altra proprietà, poi bisogna vedere se quest’altra società mi chiama e se crede nelle mie qualità. Sicuramente non ho mai fatto e mai farò del male alla Roma. Per me la Roma viene prima di tutto, anche in questo momento, e io oggi potevo anche morire perché per me altro che smettere di giocare… Oggi io mi stacco dalla Roma e per me questa squadra è tutto. Io avevo chiesto di fare il direttore tecnico perché penso di avere queste competenze e non ho mai chiesto di comandare tutto. Però, se si decide l’allenatore o il direttore sportivo e non vieni nemmeno chiamato che direttore tecnico è? Non solo andato a Londra perché mi avevano chiamato due giorni prima e avevano già scelto l’allenatore e il ds: che andavo a fare? Io l’unico allenatore che ho sentito è stato Antonio Conte, il resto è tutta fantascienza e io per stupido non ci passo. Tutte le cose che fanno passare corrisponde allo zero per cento di verità”.

Senza Baldini potresti tornare anche con questa proprietà?
“No, ormai quello che è successo è successo. Ci avrebbero dovuto pensare prima”.

Pallotta due giorni fa ha detto che ti hai avuto un grande impatto nella scelta del nuovo tecnico.
“Fienga è l’unico dirigente che ringrazio, perché è stato l’unico a metterci la faccia e mi ha detto in privata sede di volermi come direttore tecnico. L’unica decisione che ho presa è stata quella su Claudio Ranieri, che ringrazio perché per la Roma sarebbe venuto anche a zero euro e appena l’ho chiamato senza chiedermi altro mi ha risposto che dal giorno dopo sarebbe stato a Trigoria”.

Però Fienga in questo momento è il dirigente più in alto grado a Trigoria.
“Si, però Fienga me l’ha detto tre mesi fa e poi quando hai dall’altro lato una persona che ti mette sempre i bastoni tra le ruote capisci. Se io adesso non avessi voluto Fonseca, cosa avrei dovuto fare? E se poi le cose vanno male cosa faccio? Come lo spiego? Con Conte sarei rimasto, ma anche se mi avessero chiamato prima di scegliere l’allenatore e ci saremmo confrontati sul tema. Io ero convinto che Conte fosse l’unico in grado di cambiare la Roma, Antonio ci aveva dato l’ok e poi ci sono stati problemi che l’hanno portato a cambiare idea. Ma quando abbiamo contattato Conte la decisione era solo frutto di un confronto tra me e Fienga”.

Sei stato interpellato sull’addio di De Rossi?
“Io già a settembre dissi ad alcuni dirigenti che, se pensavano fosse stata l’ultima stagione di De Rossi, avrebbero dovuto dirglielo subito. Perché lui era il capitano della Roma, andava rispettato. Poi s’è creato tutto un contesto difficile ed è passato il tempo che è passato. Il problema è che a Trigoria le cose vanno fatte subito, invece non avviene così. Io con De Rossi ci ho parlato da amico e ho provato a fargli capire cosa stesse accadendo, nonostante fossi un dirigente. Invece s’è creato lo stesso problema che si creò con me e non so se è una cosa voluta o se non ci pensano. A me sembra voluto, perché da quello che so loro hanno sempre voluto allontanare i romani dalla Roma”.

Come mai Sarri non è venuto a Roma?
“Questo dovete chiederlo a lui, non so quali fossero i suoi obiettivi e le sue valutazioni. So che Sarri era un pallino di Baldini ma anche lui era sotto contratto col Chelsea. Ma in questo momento stiamo parlando del nulla, ora Fonseca deve trovare un ambiente tranquillo e sereno. Deve essere bravo e da quello che ho visto è un grande allenatore, che ha studiato, e spero possa fare bene in questa squadra”.

Perché è saltato Conte alla Roma?
“Perché lui doveva venire qui a fare una rivoluzione e ha capito che non sarebbe stato possibile”.

Andrai alla stadio?
“In alcune partite sì, anche perché io sono tifoso della Roma. Può darsi pure che andrò in Curva Sud. Anzi, lo sai che faccio? Prendo Daniele, se non andrà a giocare altrove, e insieme la andiamo a vedere in Curva Sud”.

Hai qualcosa da rimproverarti?
“Io avrei voluto dare un contributo. Di promesse ne sono state fatte tante, ma in poche si sono tramutate in realtà e da tifoso me ne dispiaccio perché mi piacerebbe vedere la Roma competere ad alti livelli”.

Cosa è una Roma senza Totti? Cosa vorresti al posto di Pallotta?
“Se io fossi il presidente della Roma e ho due bandiere come Totti e De Rossi in società gli darei in mano tutto, per quello che hanno fatto e per il rispetto. Ti possono spiegare cosa significa la romanità e invece questo non è mai stato chiesto. Pallotta invece s’è affiancato a persone sbagliate e ascolta solo alcune persone. Però se tu sbagli dieci interviste all’undicesima una domanda te la poni…”.

C’è qualcuno che ti ha pugnalato dentro Trigoria?
“Si. Non farò mai nomi, ma ci sono persone che non vogliono che io sia lì. A Trigoria ci sono persone che fanno il male della Roma, non il bene, ma Pallotta non lo sa e lui si fida di queste persone. Io però a Trigoria conosco le persone come le mie tasche e io so come va gestita Trigoria perché lì dentro ci sono cresciuto. Ci sono persone che parlano male di chiunque e come si fa in questo modo a creare un gruppo?”

Che ruolo ha avuto Baldissoni?
“E’ stato un dirigente della Roma e, personalmente, ha cercato di direzionarmi. Anche se non ho capito dove… Lui fa parte dei dirigenti, è vice-presidente, ha una carica importantissima”.

Una corrente di pensiero dice che ti sei applicato poco?
“Ti sembra normale che io debba rispondere a questa domanda? La società mi ha sempre detto di portare la Roma nel mondo e tutti sanno quello che faccio, non è che io parto e vado da solo. Poi anche gli altri dirigenti vanno a fare la settimana bianca, il problema è che non li riconosce nessuno e quindi nessuno se ne accorge”.

Perché non sei riuscito a creare un rapporto diretto con Pallotta?
“Nell’ultimo periodo ha provato a trattenermi, anche se attraverso terze persone. In due anni non ho mai sentito né Pallotta né Baldini: io cosa devo pensare? Non è mai successo, non mi è mai stato detto nulla. Dovessero restare ancora tanti anni spero possano vincere quello che hanno sempre detto di voler vincere”.

Malagò vorrebbe diventare presidente della Roma.
“Se lui diventerà presidente della Roma sicuramente mi chiamerò, probabilmente con lui avrò un po’ più di fiducia e potere. A me poco me ne serve. Io per questa società sono stato un peso, mi hanno detto che sono un personaggio troppo ingombrante, lo sono stato da calciatore e per loro lo ero anche da dirigente. Ed essere considerato un peso mi ha fatto male perché quando ti stacchi da una mamma è dura”.

Prenderai in considerazione offerte da altri club?
“Valuterò alcune offerte e ci sono state alcune offerte da squadre italiane, una stamattina. Ora prendo tutto in considerazione. Dt della Juve o del Napoli? No, ora non esagerare… Poi ci sono anche altri ruoli. Io tante cose le ho sapute leggendo i giornali, pensa che considerazione…”.

C’è una cosa per cui si sente di dire grazie a Pallotta?
“Perché mi ha dato la possibilità di rimanere comunque a Roma facendo il dirigente che da calciatore mai avrei pensato di conoscere. Io non sputo nel piatto dove ho mangiato e spero riesca a riportare la Roma il più in alto è possibile. Io con Pallotta ho parlato solo una volta a margine dell’addio”.

Ti stai immaginando che effetto avranno queste dichiarazioni?
“Non pensavo mai 18 anni dopo la conquista dello Scudetto di lasciare la Roma nello stesso giorno. Spero che l’effetto di queste dichiarazioni sia positivo, io speravo in passato di confrontarmi con lui su tante cose ma non ci sono riuscito. Da oggi in poi, deve essere bravo a cambiare registro”.

Florenzi e Pellegrini sono la continuazione di te e De Rossi in maglia giallorossa?
“Florenzi non l’ho sentito, ho sentito Lorenzo e gli faccio i complimenti per ieri. Non ci credeva, ma ci crederà: a lui ho promesso tante cose e spero che queste cose possano avversarsi, lui è un ragazzo speciale e forte, sia in campo che fuori. Può fare bene alla Roma e può fare tanto a questa società e a questa maglia, è tifoso della Roma e onorerà sempre questa maglia. E la romanità serve sempre, perché vedere che qualcuno sorride dopo qualche sconfitta fa girare le scatole. La Roma deve essere la Roma, al primo posto davanti a tutto, e se ci sono persone che ridono dopo una sconfitta non vai da nessuna parte”.

Perché vogliono togliere il cuore a una squadra?
“Per me non si rendono conto perché non vivono la quotidianità. Stando qui sul posto è totalmente diverso, ma dall’altra parte del mondo arriva l’1% di quello che succede qui”.

Tu stai parlando già da futuro dirigente della Roma.
“No, io sto tenendo questa conferenza per i problemi che ci sono stati in questi ultimi due anni e che mi hanno portato alla decisione di salutare. Però in futuro e con un’altra proprietà, e facendo il direttore tecnico, io sicuramente tornerei alla Roma. Quello romano resterà sempre il mio popolo e nessuno me lo toglierà”.

C’è una scelta tecnica che proprio avresti sconsigliato negli ultimi due anni? Che rapporto hai avuto con Monchi?
“Non farò nomi sui singoli giocatori. Alla mia prima estate da dirigente, subito dopo le vacanze, mi chiesero parere su un calciatore e io dissi che secondo me non era adatto a quella Roma. Non posso fare nomi, mi sembra brutto, ma ci avrei azzeccato. Monchi? Non l’ho mai più sentito?

Che posizione hai preso su Nainggolan quando si decise di sanzionarlo?
“Presi una posizione forte, perché non tutti volevano prendere una decisione forte ma nelle società forti chi sbaglia paga. Dentro lo spogliatoio deve esserci rispetto reciproco e quando tu sbagli è giusto che paghi”.

Dopo la semifinale di Champions il crollo. 
“Dopo una semifinale di Champions pensi che l’anno successivo dovresti andare in finale. Ora non voglio essere io a difendere Di Francesco, anche perché non l’ho portato io ma Monchi, ma se vendi i migliori e invece dei 4-5 giocatori che lui aveva chiesto e gliene prendi zero questo poi fa la differenza”.

Da domani in poi, a qualsiasi calciatore che vorrà andare alla Roma cosa dirai?
“La verità. Dirò i problemi e le cose positive, io sono trasparente”.

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