L’allenatore gentiluomo ci ha lasciati. All’età di 81 anni è venuto a mancare uno dei tecnici più amati e stimati a cavallo dei due secoli. Gigi Simoni, malato da tempo, se n’è andato a modo suo, con la consueta discrezione che lo ha sempre contraddistinto.
Eppure di lui resterà, nella memoria di tutti, degli interisti in particolare, l’immagine di un Simoni “furioso“, una delle poche volte in cui il trainer di Crevalcore perse le staffe. Ci riferiamo, naturalmente, al famigerato rigore non concesso, dall’arbitro Ceccarini, a Ronaldo chiaramente steso in piena area di rigore da Iuliano in un Juventus-Inter del 26 aprile 1998. Episodio che, nell’immaginario generale, è l’emblema del torto calcistico e del successo dei “potenti” del calcio. Come dirà anche l’ex presidente dell’Inter, Moratti: “Gli impedirono di vincere lo scudetto”.
Con la formazione nerazzurra Simoni portò a casa una coppa Uefa e venne insignito della panchina d’oro nel 1998. Simoni detiene il record di promozioni dalla serie B alla A, ben 7 (a cui si aggiunge una promozione dalla C alla B come direttore tecnico). Traghetta in A il Genoa nella stagione 1974-75, il Brescia nel 1980, riporta il Genoa in A nel 1981 chiudendo il campionato alle spalle del Milan, mentre nel 1985 e nel 1987 è protagonista del salto nella massima serie con il Pisa (che non lo conferma per due volte di fila).
Gli anni 90′ sono ancora pieni di successi. Nel 1992 porta in A, al primo tentativo, la Cremonese (con un attacco mitraglia) vincendo anche il trofeo anglo-italiano dopo aver battuto in finale il Derby County per 3 a 1. Quindi, nel suo destino, Napoli e Inter, Torino e Cska Sofia, quindi l’Ancona. Con i biancorossi la sua ultima promozione in A nella stagione 200-03.
Un signore d’altri tempi in panchina meno urlate e più ragionate e vincenti. Oggi, il calcio italiano, piange una persona perbene che ha dato tanto al movimento calcistico nazionale.