Lucidità e feeling tra compagni ritrovati, ma il ritorno al successo si fa ancora attendere. Contro il Torino è tornato il buon vecchio Verona, capace di unire alla perfezione le due fasi e di mettere in costante pressione la difesa avversaria. Questo però poteva non bastare, perché è servita un’altra perla di Dimarco (l’ennesima della sua ottima annata e la seconda ai granata) per pareggiare i conti e mettere in cassaforte un punto. Al termine della gara Juric attacca la società per non averlo consultato dopo il raggiungimento della salvezza. Animi tesi in casa Hellas, ma i presupposti ci sono per imminenti chiarimenti.
La cronaca dell’incontro
Il tecnico croato Juric sceglie di adottare un folto turn-over, concedendo una chance dal primo minuto al giovane portiere Pandur, schierando poi Ceccherini al centro della difesa e Kalinic prima punta al posto di Lasagna, supportato dalla coppia Salcedo-Zaccagni. Dopo pochi minuti i padroni di casa si creano subito l’occasione per passare in vantaggio con un colpo di testa di Salcedo, prontamente respinto da Sirigu. Al 23′ un tentativo di Ansaldi viene prima deviato dall’estremo difensore scaligero, poi è allontanato sulla linea da Ilic. A ridosso del duplice fischio gli ospiti si salvano sulla doppia conclusione di Zaccagni e Barak, disinnescate entrambe con non poca apprensione.
Gara equilibrata nella prima frazione, ma vivace. Al rientro in campo la scintilla si riaccende immediatamente: Zaccagni fa partire un tiro rasoterra, sul quale Sirigu si oppone alla grande. All’ora di gioco Belotti si invola in contropiede e scarica in porta, ma Pandur gli nega la gioia della rete. Da un centravanti all’altro: il neo entrato Lasagna impegna il portiere granata con il mancino. La sfida sembra procedere inesorabilmente verso un pari a reti bianche, ma il sinistro di Bonazzoli a cinque dalla chiusura è solo il preludio del vantaggio del Torino. Infatti Vojvoda raccoglie un preciso traversone di Ansaldi e in torsione sblocca l’incontro. Ma per la formazione di Nicola non c’è nemmeno il tempo di gioire che il sinistro malefico di Dimarco si infrange alle spalle di Sirigu. Finale incandescente e posta in palio spartita.
Il commento di Juric nel post-partita
Si possono trarre buone conclusione dalla prova offerta contro i granata, anche se il Verona può certamente rammaricarsi per non aver sbloccato prima la sfida. L’allenatore veronese, comunque, appare soddisfatto: “Non abbiamo mollato, abbiamo fatto grandissime partite, con Inter e Fiorentina. Oggi c’è stato dominio assoluto, in tutti i sensi: sarebbe stato clamoroso perderla. Abbiamo raccolto un punto, ma la prestazione è da elogiare. Sappiamo che squadra è il Toro”.
“Pandur l’ho visto benissimo – prosegue Juric – Coi portieri non sai mai, la partita è tutta un’altra cosa. Ma è stato molto sul pezzo. Avessimo segnato prima si sarebbero aperti e avremmo potuto fare meglio. La squadra ha fatto una gara impressionante: in questi due anni abbiamo portato cultura del lavoro, ogni allenamento è una gara e i ragazzi non mollano niente. Sanno che qua è così, alla maggior parte di loro piace e penso che oggi si sia visto. È un peccato non averla vinta. Noi partiamo sempre dall’inizio, ma poi escono partite di questo tipo, due salvezze, con un potenziale economico al di sotto di Torino o Cagliari. Mi riconosco in Dimarco, mi riconosco in Lazovic, ragazzi che stanno spingendo molto”.
Infine c’è anche spazio per alcune critiche rivolte alla società: “Io e D’Amico abbiamo un rapporto fraterno. Io sono più “cattivo” di lui, in questi due anni abbiamo fatto cose straordinarie e il fatto che la società non venga a parlare con me dopo che abbiamo ottenuto il nostro obiettivo da un mese lo considero una mancanza di rispetto e un brutto segnale. Ci sono rimasto un po’ male, comunque daremo il massimo fino alla fine, c’è un contratto e vediamo cosa succederà. Il nostro lavoro non è solo fare l’allenamento e andare a casa, ci facciamo dei film su come migliorare, inserire i giovani e altre cose, e se non vedo lo stesso entusiasmo dall’altra parte un po’ male ci rimango. Non mi interessa andare in una big, l’importante è avere entusiasmo e volontà di crescere e noi in questi due anni abbiamo ribaltato la parte sportiva migliorando tantissimo».