La sconfitta della Lazio, netta e senza attenuanti a Bologna, nel turno che ha preceduto la sosta legata agli impegni delle Nazionali, ha riportato tutto l’ambiente biancoceleste sulla terra.
Fallita, al momento, la prova di maturità. Il «Dall’Ara» era una tappa importante, non tanto per la gara in sé, quanto per capire se il cambio di rotta verso il pensiero “sarriano” si stava materializzando. E, invece, no.
La prova del nove non ha dato gli esiti sperati e si sono materializzati i soliti problemi.
Dopo un’esaltante vittoria in un derby la brusca frenata.
E la partita di Bologna potrebbe, comunque, aver segnato una svolta. A fine gara il tecnico toscano, insieme con il suo vice Martusciello, avrebbe radunato la squadra per capire meglio le cause della disfatta. Ne sarebbe venuta fuori una discussione costruttiva, una sorta di patto per il futuro.
Anche perché il cambiamento all’inizio di questa stagione è stato radicale. Con Simone Inzaghi atterrato a Milano, sponda nerazzurra, l’arrivo dell’ex trainer di Napoli, Juventus e Chelsea, da un lato ha rinnovato l’entusiasmo fra i tifosi laziali, dall’altro, però, c’è la consapevolezza che non bisogna avere fretta e che si deve concedere il giusto tempo a Maurizio Sarri per modellare la squadra.
In campionato la Lazio, attualmente, occupa il sesto posto a dieci lunghezze dalla capolista Napoli, raggiunta sia dalla Juventus, con le sue tre vittorie consecutive e agganciata anche dal Bologna. Qualcosa in più era lecito aspettarselo, ma il cammino intrapreso necessita del tempo e di pazienza che, nel calcio moderno, spesso e volentieri sono nemici di ogni allenatore.
In Europa, la qualificazione alla seconda fase di Europa League è ancora nelle mani dei capitolini, secondi a un punto dalla battistrada Galatasaray.
Serve maggiore continuità e questi giorni di pausa delle attività serviranno per limare i dettagli e ripartire con maggiore convinzione.