Per la rubrica sui migliori calciatori siciliani della storia, realizzata in collaborazione con la Sicilia Football Association, è la volta di uno degli oriundi in assoluto più celebri che abbiano calcato il rettangolo verde, ovvero la stella della Nazionale Belga Enzo Scifo.
Tra i più talentuosi trequartisti degli anni ottanta, accostato per stile di gioco a Gianni Rivera e Giancarlo Antognoni, di lui Michel Platini disse: «è l’unico calciatore europeo che può definirsi il mio erede». Quella di Vincenzino, atleta perennemente in bilico tra l’ascesa nell’olimpo del calcio e la fama di genio incompiuto, non è soltanto una carriera sportiva di primo piano, impreziosita dalla partecipazione a ben quattro Mondiali, ma anche una storia di emigrazione che spinge a riflettere sull’importanza della diaspora siciliana nel mondo.
Nato a La Louvière, in Vallonia, il 19 febbraio 1966, Vincenzo Scifo è il terzogenito di Agostino e Alfonsa, i genitori partiti nel 1952 da Aragona (provincia di Agrigento) alla ricerca di lavoro lontano dalla propria terra, come tanti altri emigrati costretti ad andar via per garantire un futuro dignitoso ai propri figli. Quella della famiglia Scifo è infatti una storia di ordinaria emigrazione, ricca di sacrifici ed anche sofferenze.
Al suo arrivo in Belgio Agostino, papà del futuro campione, andò a lavorare nelle miniere di carbone dell’Hainaut. Solo quattro anni dopo l’arrivo degli Scifo la comunità degli emigrati sarà colpita dal disastro di Marcinelle, nel quale perderanno la vita 262 persone (di cui 136 minatori di cittadinanza italiana). Anni dopo per la numerosa comunità di emigrati in Belgio, bollata odiosamente col nomignolo di “facce nere”, Enzo Scifo diverrà l’emblema del riscatto sociale, un vero e proprio simbolo non solo sportivo.
Talento precocissimo, Vincenzino crebbe calcisticamente nel vivaio del Louviéroise, squadra della città natale in cui militò dall’età di sette anni. A quattordici anni venne tesserato per le giovanili dell’Anderlecht, la più importante squadra del campionato belga. Il suo rendimento nel settore giovanile dei bianco-malva parla da solo: 432 gol in quattro stagioni. Lanciato verso il grande calcio Scifo lasciò la scuola prima del diploma, ma in compenso si guadagnò l’appellativo di “Piccolo Pelé”.
Enzo ha soli diciassette anni e mezzo quando il tecnico Paul Van Himst lo lancia in prima squadra. Una nuova stella del calcio europeo era sorta e sul giovanissimo trequartista di origini siciliane getterà ben presto l’attenzione anche il C.T. della Nazionale Italiana Enzo Bearzot. Date le leggi sulla cittadinanza, infatti, Scifo era nato come cittadino italiano e non nasconderà mai il suo attaccamento alla terra d’origine.
Tuttavia, data l’esitazione dei club italiani interessati al suo cartellino, l’8 giugno 1984 segnerà una data decisiva nella vita personale e sportiva del trequartista. Incalzato dall’Anderlecht, infatti, l’ormai maggiorenne Vincenzino si recherà presso il tribunale di Mons per acquisire la cittadinanza belga e dire così addio alla possibilità di vestire la maglia degli Azzurri. A tal proposito dichiarerà:
«L’Anderlecht mi aveva offerto un contratto quinquennale a patto che prendessi la cittadinanza. E così l’ho presa. Il primo bel risultato è che mio padre ha smesso di lavorare a 46 anni, dopo aver lavorato per una vita. (…) Cento milioni all’anno di ingaggio? Dico solo che per me è una cifra importante. Dall’Italia mi hanno solo telefonato.»
Anni dopo, tornando sull’argomento, Scifo aggiungerà: «sono un cittadino belga, il mio sangue però non ha mai cambiato colore». Con questa identità da figlio di emigrati Enzo muoverà i suoi primi passi nella Nazionale Belga, con la quale farà il suo esordio a soli 18 anni nel giugno 1984. Sarà questo l’inizio di un sodalizio straordinario, che vedrà il calciatore di origini siciliane disputare quattro Mondiali con la maglia dei Diavoli Rossi, stabilendo l’ancora imbattuto record di presenze per un belga nella competizione iridata.
Il primo impegno internazionale con la Nazionale Belga sarà l’Europeo del 1984. Al suo esordio nella competizione, contro la Jugoslavia, il giovanissimo Scifo verrà dichiarato il migliore in campo. Per i Diavoli Rossi la corsa europea si fermerà al primo turno, dopo le sconfitte contro Francia e Danimarca. Due anni dopo, al Mondiale del 1986 in Messico, arriverà il riscatto. Il Belgio, arrendendosi soltanto all’Argentina trascinata da Diego Armando Maradona, raggiungerà la semifinale del torneo, miglior piazzamento della sua storia eguagliato solo nel 2018. Per Scifo, autore di 2 gol, anche un grande riconoscimento personale: verrà nominato miglior giovane della competizione.
Un anno dopo il Mondiale messicano, nel 1987, Enzo lascerà l’Anderlecht. In totale, in quattro stagioni professionistiche con la squadra bianco-malva, il trequartista si aggiudicò 3 campionati belgi, sfiorando anche la vittoria della Coppa Uefa nel 1984 e contando 142 presenze e 37 gol tra campionato e coppe. Ad aggiudicarsi il suo cartellino, per quasi 8 miliardi di lire, l’Inter allenata da Giovanni Trapattoni.
La grande occasione dell’approdo in Serie A, campionato in cui l’atleta desiderava giocare da anni, sarà però una delle parentesi meno positive nella carriera del calciatore. Con i nerazzurri Scifo disputerà una sola stagione, totalizzando 44 presenze e 5 gol tra campionato e coppe. A fine stagione, nell’estate 1988, Enzo verrà ceduto al Bordeaux, in Francia. Dopo una sola stagione con i girondini, il siculo-belga passerà all’Auxerre, rimanendovi per due stagioni e rilanciando la propria carriera grazie ad un rendimento tornato finalmente costante. In totale, nel corso della sua prima esperienza nel calcio francese, Scifo totalizzerà 105 presenze e 37 gol tra campionato e coppe.
Al Campionato Mondiale di Italia ‘90, pur non bissando con la Nazionale Belga l’exploit di quattro anni prima, Scifo siglerà un meraviglioso gol al Bentegodi di Verona nella gara del primo turno contro l’Uruguay, vinta per 3-1 dai Diavoli Rossi. Quella rete – una velenosa staffilata da 35 metri – si è classificata al decimo posto nella classifica del “gol del secolo” sancita nel 2002. Ai successivi Mondiali di USA ‘94 e Francia ‘98 Scifo indosserà la fascia di capitano della Nazionale Belga.
Dopo il Mondiale italiano per Scifo arriverà la seconda occasione in Italia, questa volta con il Torino di Emiliano Mondonico. In maglia granata, al fianco di calciatori di alto livello come il centravanti brasiliano Walter Casagrande e l’ala di origini siciliane Gigi Lentini, Scifo contribuirà al raggiungimento della finale di Coppa Uefa nella stagione 1991-92 ed alla vittoria della Coppa Italia (suo unico trofeo vinto nello Stivale) l’anno successivo. Sotto la Mole il trequartista collezionerà 79 presenze e 20 gol totali.
Alle due stagioni al Torino seguiranno quattro annate al Monaco, in Francia. Con i monegaschi Scifo vincerà un campionato francese nel 1997. Successivamente il trequartista tornerà al “suo” Anderlecht, aggiudicandosi l’ultimo campionato nazionale nella stagione 1999-00. L’ultima esperienza in campo ha visto Scifo impegnato con lo Charleroi fino al 5 dicembre 2000. In quella data, nel corso di una conferenza stampa convocata per l’occasione, il siculo-belga annunciò il suo addio al calcio, rinunciando al sogno di entrare nel ristrettissimo novero dei calciatori partecipanti a cinque edizioni del Mondiale. In totale, con la maglia del Belgio Enzo Scifo ha disputato 84 partite, segnando 18 gol.
Conclusa la carriera agonistica, Scifo ha intrapreso quella da allenatore, ricoprendo anche l’incarico di C.T. della Nazionale Belga under 21. Nel 2016, nel corso di una visita a Palermo, la FIGC Sicilia ha premiato il campione con una targa di riconoscimento per aver portato in alto il nome della Sicilia nel calcio mondiale.