Pilastro del pacchetto arretrato e tassello insostituibile nello scacchiere di mister Riccardo Allegretti. Nicola Tenuti, difensore centrale e all’occorrenza terzino della Clivense, è diventato nel giro di poche settimane un intoccabile, grazie all’assoluta sicurezza garantita in questo girone d’andata di Terza Categoria. Veronese doc, Tenuti vanta una lunga militanza nelle categorie dilettantistiche, vestendo le maglie di Ares, Zevio, San Zeno, San Giovanni Lupatoto, Montorio e molte altre. Enorme esperienza al servizio di questa nuova ma ambiziosa realtà. Il classe 1987 si è raccontato in esclusiva ai nostri microfoni.
Nicola, fino a un paio di settimane fa avevate avuto un cammino pressoché perfetto. Vi aspettavate di cominciare così bene questa avventura?
“Ci speravo. Poi, chiaramente parla il campo. Nelle prime partite erano visibili le difficoltà perché c’eravamo appena conosciuti. Ci siamo presentati alla prima amichevole dopo soli due allenamenti fatti tutti insieme, quindi non avevamo ancora assimilato i meccanismi. Partendo nel migliore dei modi, poi le cose sono andate a migliorare, per cui va bene così”.
Tu sei uno degli elementi più esperti all’interno della rosa. Che consigli dispensi ai ragazzi più giovani?
“Cerco di insegnare quello che ho imparato negli anni, soprattutto ai difensori, avendo sempre ricoperto ruoli difensivi. Ho appreso anche da centrocampisti e attaccanti, quindi qualcosa posso consigliare, ma il mio campo resta la difesa. Non ho militato in altissime categorie, quindi ciò che so è limitato, ma provo ad aiutarli nel loro percorso di crescita, poi sta a loro apprendere quello che possiamo insegnare io, Loris (Facciolo, ndr), Paolo (Vitale, ndr) e Gasparato”.
Che sensazione si prova indossare la fascia di capitano di un club nato da poco, ma con grande ambizione?
“Da tifoso e da frequentatore della curva insieme al North Side, è un’emozione indescrivibile. È bello rappresentarli. Il capitano è Facciolo ed è giusto che sia così, ma indossare la fascia è veramente bello, anche perché i nostri sostenitori sono sempre presenti, anche con il maltempo”.
Vi capita mai di pensare a quello che potrebbe accadere il prossimo anno, visto che si parla della possibilità di un salto multiplo fino alla Serie D? C’è il rischio di distarsi?
“Mi auguro di no. Dal mio punto di vista sicuramente no. Chissà cosa succederà l’anno prossimo e cosa faremo noi. Io penso anche di smettere, quindi sono a posto. Potrebbe succedere a qualche ragazzo più giovane, che può ambire a giocare la Serie D, se sarà quella la categoria. Spero che non accada, noi cerchiamo di tenere i piedi per terra. È chiaro che in un ambiente come questo, qualcuno magari inizia a veleggiare, ma intanto bisogna vincere il campionato e la Coppa Verona, se ci riusciamo, poi la prossima stagione sarà quel che sarà”.
Come ti spieghi questo grande affiatamento che si è creato in pochissimo tempo, nonostante fino a tre mesi fa nessuno di voi si conosceva? Questa squadra ha un segreto?
“Segreti non ce ne sono. Siamo un gruppo di giocatori che si sono fin da subito integrati bene, creando un discreto spirito collettivo. Ci sono delle regole ferree da seguire, come è giusto che sia. Forse noi ne abbiamo qualcuna in più, visto l’ambiente che ci circonda, ma va benissimo così. Stiamo bene insieme e speriamo che si vada avanti così fino alla fine della stagione”.
A differenza di altri, essendo nativo di Verona, non hai dovuto cambiare città. Ma cos’è che ti ha spinto a calarti in questa nuova realtà?
“Io fortunatamente sono tornato a Verona a giugno, perché prima mi trovavo a Firenze da quattro anni. Quando ho saputo che Pellissier aveva messo in piedi questa nuova società che voleva ripercorrere le orme del passato e che sarebbe ripartita dalla Terza Categoria, non potevo lasciarmi scappare questa occasione. Mi sono presentato al provino, è andata bene e ora sono qui, felicissimo di far parte di questo progetto”.
Credit Foto: Archivio/FcClivense