Non sembra essere servito a molto il cambio in panchina in casa Palermo. La sconfitta, netta e senza attenutanti, allo «Zaccheria» di Foggia (4-1), nel turno infrasettimanale, ha evidenziato tutte le fragilità di una squadra, quella rosanero, che non è riuscita a cambiare marcia
Chi, dall’arrivo di Baldini, che ha sostituito Filippi, si aspettava un cambio radicale, è rimasto deluso. La squadra continua a raccogliere poco o nulla in trasferta (dei 42 punti in totale solo 11 lontano dal Barbera e dei 25 gol incassati 19 sono stati subiti fuori casa) e la retroguardia prende tanti gol (nove reti al passivo nelle ultime quattro partite). Il sesto posto in classifica a 13 punti dal Bari capolista e a 6 dal Catanzaro secondo la dicono tutta sulla difficoltà del momento.
Lo stesso presidente dei rosanero, Dario Mirri, intervenuto ai microfoni al margine dell’evento organizzato e promosso dalla Lega Pro sul pellegrinaggio religioso sulla figura del Beato Carlo Acutis (presente alcne il presidente della Lega Pro, Francesco Ghirelli) ha espresso tutta la sua amarezza.
«Sono il più arrabbiato di tutti – ha detto Mirri – visto che sono il presidente. Ma come me sono infuriati anche i tifosi rosanero, il mister Silvio Baldini ed i calciatori del Palermo. È chiaro che dobbiamo alzare la testa perché quando si cade poi ci si rialza. Ci sono poche alternative a questo. Inutile parlare, servono i fatti. La squadra credo che in casa abbia fatto sempre abbastanza bene poi è ovvio che vorrei vincere sempre e non sono soddisfatto nemmeno del pareggio col Messina. Non mi fa piacere nessun risultato che non sia la vittoria. Fuori casa c’è questa fragilità da un punto di vista caratteriale, perché col Foggia ad esempio non ho visto divari tecnici. Le occasioni le abbiamo create anche noi. Se ci si arrende si perde senza combattere ma siccome noi dobbiamo combattere, chi vuole stare con noi deve lottare e allora sì che si può vincere».