Il Consiglio di Stato ha sospeso la decisione del TAR in merito alla vicenda Chievo e Campedelli può aggrapparsi a nuove speranze. A distanza di quasi un anno dall’esclusione del club gialloblù dal professionismo per inadempienze tributarie si riapre clamorosamente il caso. E nella giornata di oggi il patron della società di via Galvani è tornato a parlare in una conferenza stampa tenutasi al centro sportivo Bottagisio. Insieme a lui c’era Stefano De Bosio, uno dei legali che da mesi lo sta assistendo in questa impervia battaglia.
“Chievo vittima di una discriminazione”
“Il tema che teniamo a comunicare – ha esordito l’avvocato – è che il Chievo è stato a nostro avviso vittima di una discriminazione totalmente ingiusta. E questo la società lo ha fatto presente fin da subito. Non si tratta di problemi relativi alla situazione economica. Non c’entra nulla. L’esclusione è da affidare a delle rateizzazioni. Il Chievo è stato discriminato nella legge tributaria. Non ha pagato le rateizzazioni pre-esattoriali sospese dall’8 marzo 2020 e secondo questo ragionamento avrebbe dovuto estinguere subito un debito che normalmente sarebbe stato spalmato su un lungo periodo. E senza nemmeno sapere effettivamente l’ammontare del debito perché si trovava senza cartella esattoriale, nonostante le varie richieste avanzate dalla società”.
“Per un anno e mezzo il Chievo – ha incalzato De Bosio – è stato impossibilitato a fare un piano di rientro. Le altre società che avevano già ricevuto la cartella esattoriale prima dell’8 marzo, invece, non hanno pagato nulla. C’era bisogno di aspettare una sentenza prima di distruggere completamente un club. Fino ad ora ci sono stati provvedimenti, non sentenze e solo l’ultima del TAR del Lazio ha aperto gli occhi al Consiglio di Stato. Se in questa situazione si fosse trovato il Milan, la federazione non avrebbe applicato in maniera così ottusa la legge”.
“Chiesti 100 milioni di risarcimento oppure ammissione in C o D”
Infine, il legale che sta difendendo la causa clivense ha concluso :”Bisogna aspettare il 23 giugno per la conferma del collegio. Poi si andrà a fissare la sentenza e in questo caso la federazione dovrà porsi il problema di un risarcimento mostruoso, pari a 100 milioni. Dai calciatori svincolati al valore patrimoniale del club. Inoltre, la sospensione della sentenza del TAR ha imposto lo stop agli effetti dello svincolo dei giocatori. I giocatori che ad oggi non hanno trovato altre squadre non possono firmare altri contratti. La soluzione più ragionevole sarebbe l’ammissione alla Serie D o alla Serie C e un risarcimento minimo per ‘tornare in vita’”.
Infine, è intervenuto anche Luca Campedelli, che ha pronunciato poche parole, come ha sempre fatto: “Voglio vedere il Chievo tornare a giocare a calcio, risarcimento e tutto il resto va bene. Senza il Chievo per me non c’è ragione di esistere. Il Sona? È un’altra strada, non si ferma niente a prescindere”.
Credit Foto: Archivio/AcChievoverona