A Verona è ufficialmente cominciata l’era Cioffi. Alla vigilia della partenza per il ritiro di Primiero, il nuovo allenatore gialloblù si è presentato a media e tifosi in conferenza stampa. Tanti i temi toccati dall’ex tecnico dell’Udinese. Dal calore della piazza alla grande sfida che lo attende, passando per la continuità che vuole dare al lavoro precedente, il modo di giocare e il mercato.
“Verona piazza vera. Darò continuità al lavoro precedente”
“Ringrazio il presidente Setti e il direttore Marroccu, mi sono sentito fortemente voluto. Mi hanno permesso di portare uno staff che mi permetterà di fare un buon lavoro. L’obiettivo è la salvezza. Ho scelto Verona perché è una piazza vera. La sfida vera per me è cercare di eguagliare quanto di buono fatto nelle gestioni Juric e Tudor. Sono stato fortemente voluto e ad aggiungersi a questo è la sfida. Ci sarà continuità perché in fondo ciò che ha fatto Tudor è dare continuità al lavoro di Juric, ma con le sue idee. La stessa cosa che farò io. Verona insegna che ha un DNA latente, che è stato tirato fuori da Juric, da Bagnoli, da Mandorlini, da Prandelli. È una piazza morbosa con la squadra, che vuole vederla lavorare. Quando ci ho giocato da avversario con il Mantova mi sono sentito soffocare in campo, si entra in un’arena”.
“Sarà un Verona fisico, ma lo è sempre stato – ha continuato il tecnico – Essere fisici non significare soltanto avere calciatori da 1,90 metri, ma vuol dire essere intensi. Io voglio una squadra che si sporca, che entra in campo e vende cara la pelle. Le squadre amate e seguite dai tifosi sono quelle che dimostrano di tenerci, non a chiacchiere o a proclami, ma a fatti”.
“Calcio propositivo, ma equilibrato. Djuric e Piccoli compensano ciò che mancava”
A dicembre piomberà sul torneo la sosta per il campionato del mondo in Qatar. Uno stop inusuale, che potrebbe avere ripercussioni: “Inciderà quanto noi le permetteremo di incidere. Abbiamo avuto tutto il tempo di programmare. Credo che inciderà più per le grandi che avranno 10-12 nazionali a testa. Per noi invece si tratta di gestire il pre-campionato e di correggere il tiro nella sosta per il Mondiale. Sarà un campionato atipico, cerchiamo di renderlo atipico in maniera positiva”.
Sul gioco: “Manterrò la stessa fisionomia, ma in maniera diversa. Creeremo delle linee di aggressione da cui andremo uomo a uomo. Personalmente l’uomo a uomo a tutto campo non mi appartiene da subito, ma è la conseguenza di una zona d’aggressione. Quanto spettacolare sia il gioco non posso garantirlo. A me piace un calcio propositivo. Si va avanti, ma con equilibrio. Io non sono una persona da all-in. Si va a fare all-in in maniera calcolata”.
Sugli arrivi di Piccoli e Djuric, due colossi per il pacchetto avanzato: “Il mercato ha portato a fare determinati acquisti. Essere grande e grosso non vuol dire essere fisici, altrimenti si va a giocare a rugby. Quelli che sono arrivati compensano ciò che mancava prima, ossia una punta di peso che dia respiro alla squadra. Le caratteristiche della squadra resteranno le stesse: lettura dello spazio e attacco dello spazio”.
“Per chi esce, qualcuno entra. Io e Setti vogliamo la stessa cosa”
Le punte di diamante della rosa hanno gli occhi puntati addosso. E davanti a una buona offerte, difficilmente si rifiuta: “Avrei voluto insistere per trattenere alcuni dei nostri big, ma se l’avessi fatto non mi sarei reputato una persona intelligente. Si parla tanto di sostenibilità, ma la sostenibilità va eseguita. Certe società, Verona inclusa, non pagano gli stipendi se non vendono. Di conseguenza si vende chi fa bene. Per chi esce c’è qualcuno che entra. Caprari è in Nazionale, Ilic lo vuole mezzo mondo. Noi non dobbiamo avere alibi. In campo entrano i calciatori, che vanno indirizzati dalla gestione societaria e tecnica. Se andranno via arriverà qualcun altro che farà altrettanto bene e magari meglio. Cancellieri? Mi piaceva molto, ha grande fisicità e sa attaccare lo spazio. Il mercato ha portato a questa scelta, ma arriverà qualcuno che farà altrettanto bene”.
E il presidente Setti: “È carico, ha voglia di fare. Carpi e Mantova sono zone che sento mie, per me sono ricche di bellissimi ricordi. Il presidente vuole quello che voglio io, ossia vincere le partite. È quello che cercheremo di fare con grande passione, sacrificio e intelligenza”. Sulle belle parole spese dal ds Marroccu: “Ora siamo nel periodo dell’innamoramento, potremmo fare qualsiasi cosa e andremmo bene. Io e lui ci troveremo sempre, ma il calcio è semplice. Vinci le partite? Sei bravo. Non le vinci? Vai a casa”.
“Dovremo gestire i momenti. Abbiamo giocatori di prospettiva”
Il campionato inizierà presto e si giocheranno molte fare prima della sosta: “L’intelligenza non è solo tecnico-tattica, ma sta anche nella gestione del momento. I carichi a cui siamo abituati come staff magari verranno ridotti in percentuale tale da affrontare la prima partita, abbastanza frizzantina, nel migliore dei modi”. Sono tanti i ragazzi provenienti dal settore giovanile: “Tutto si racchiude nella sostenibilità di un club. Il Verona porta in prima squadra giocatori dalla Primavera e li fa diventare plusvalenze importanti. Ci sono giocatori di prospettiva: Coppola, Terracciano, Amione che rientra. I portieri non sono l’unica certezza, ce ne sono di altre. Finché i calciatori non vengono venduti si sta a Verona per giocare e salvarsi”.
L’allenatore toscano ha maturato anche esperienze fuori dall’Italia: “Quello che sono ora come persona e allenatore è il frutto del percorso e sarà così anche tra dieci anni. Non so se un allenatore debba formarsi all’estero. Io all’inizio sono stato costretto, perché il telefono non squillava e io non sono un passivo. Ho preso la valigia e sono andato. Per me è stato formativo, ti approcci in maniera diversa ai problemi. Il percorso è stata una delle chiavi che ha permesso a me e allo staff di fare bene a Udine, dove ci sono calciatori stranieri, culture diverse”.
“Affronto una salita, ma è una bella sfida”
“Se non c’è la sfida, lo sport perde di pathos – ha sentenziato Cioffi – Ho detto ai ragazzi che quello che hanno fatto non basta, ci vuole di più, con grande umiltà. Una sfida è mantenere un matrimonio per trent’anni, una sfida è avere due figli, è tutto una sfida. La sfida è in tutto e in tutti i lavori. Io so che sto per affrontare una salita bella ripida, dobbiamo tenere la testa bassa e camminare. Mio fratello? L’ho portato qui perché è una persona preparata. Parenti, fratelli e amici non c’è spazio se non si hanno competenze. Abbiamo 18 mesi di differenza, siamo in simbiosi fuori dal campo, in campo invece abbiamo responsabilità ben precise. Posso dire in serenità che la società è fortunata perché ha uno staff di animali da lavoro”.
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