Sii riparte con una sconfitta. Magari non meritata nel punteggio e nella prestazione generale, ma la notte del “Diego Armando Maradona” è tutt’altro che indimenticabile. Il ritorno dell’Italia a Napoli non ha portato fortuna e il nuovo percorso ufficiale di Roberto Mancini riparte con i soliti problemi cronici e con la casella zero nei punti conquistati. Certamente, come attenuante, si può sottolineare la forza maggiore degli inglesi sia nella rosa che nell’undici iniziale. Tuttavia l’analisi di questa gara deve andare oltre gli aspetti tecnici e tattici dei novanta minuti.
La vittoria a Wembley dell’europeo sembra davvero lontana così come lo spirito di quel gruppo capace di asfaltare gli avversari, vincere le partite e portare avanti una striscia positiva infinita. L’Italia aveva rifatto innamorare gli italiani e quella forza di gruppo faceva ben sperare anche in ottica mondiale. Dopo il trofeo, invece, qualcosa si è rotto e gli stessi protagonisti hanno avuto una vera e propria involuzione. Un nome su tutti può essere quello di Jorginho. Tralasciando gli errori pesanti dal dischetto, il centrocampista dell’Arsenal sembra davvero in un percorso di declino costante. Il paradosso è che la nazionale ha nel centrocampo il reparto più forte.
Il day after di Italia – Inghilterra, infatti, deve far riflettere sulle scelte di Mancini ma anche sul futuro della nostra selezione. Una squadra che vive di carenze evidenti che il nostro paese difficilmente ha avuto. Storicamente gli azzurri hanno sempre avuto un grande numero 10, un numero 9 di riferimento e una coppia di centrale di alto profilo. Ad oggi, invece, le carenze sono proprio in questi reparti. Se tra i portieri e al centrocampo si possono dormire sonni tranquilli, ci sono invece difficoltà nel far emergere calciatori di alto profilo in difesa. La coppia Toloi – Acerbi farebbe fatica contro ogni avversario e stanno emergendo le difficoltà dopo la fine dell’era Bonucci – Chiellini. Sugli esterni serve osare con i giovani senza rispolverare calciatori in netto declino come Emerson Palmieri. A centrocampo il futuro può sorridere con nomi come Tonali, Fagioli, Miretti e tanti altri che potranno dare una mano importante ai vari Barella, Verratti, Locatelli e Pellegrini. Ciò che davvero manca, però, va dalla cintola in su. Manca l’uomo capace di creare superiorità numerica ed inventare negli ultimi trenta metri. Quel numero dieci che l’Italia non ha da molto tempo. E poi non si riesce a risolvere il problema del goal. Immobile non ha mai brillato in nazionale e non può contiinuare a tirare la carretta ad oltre trent’anni.
Emblematica la scelta di dover convocare un ragazzone argentino del 1999 da oltreoceano per giocare titolare al centro del 433. Mateo Retegui non ha sfigurato, trovando anche una bella rete e mostrando delle potenzialità. Ma non è questa la strada da seguire mentre i tanti giovani o calciatori anche di seria cadetta attendono una chiamata che potrebbe anche non arrivare mai. Sono tempi duri per Roberto Mancini ma, se da una parte, l’obbligo di vittoria non lascia tempo e spazio agli esperimenti, dall’altra anche in questi match pesanti c’è bisogno di freschezza ed entusiasmo. L’auspicio è che si possa allargare l’orizzonte non solo cercando profili esotici ma anche facendo un lavoro più approfondito sul nostro territorio.