Dedizione, costanza e, perché no, un pizzico di spensieratezza. Questa miscela va a comporre Daniele Motta, giovane terzino sinistro della Clivense, reduce dalla prima marcatura con questa maglia. In esclusiva ai nostri microfoni, il classe 2001 ha raccontato come è nata la decisione di buttarsi in questa avventura e come l’unione che si è creata tra compagni stia facendo la differenza. Dall’inattività durata due anni alla titolarità indiscussa, Motta ha intenzione di meritarsi il posto anche per la prossima stagione.
Daniele, sabato scorso contro l’Atletico Squarà hai trovato il primo centro con la maglia della Clivense. Un mancino potente e preciso. Cos’hai provato?
“Mi sono girato e ho visto la panchina saltare. L’emozione più bella è stata questa. Nel dopo partita, riguardandolo in video ho visto che ho siglato un grande goal. È stato anche un gesto istintivo, perché mi sono trovato la palla tra i piedi e ho calciato”.
I numeri parlano chiaro: nove vittorie in altrettante partite, 27 goal fatti e 2 soli subiti. Vi aspettavate di avere un avvio così arrembante?
“Penso che ognuno di noi sia venuto qua per vincere e per mettersi in mostra. Giustamente, quando vuoi raggiungere il tuo obiettivo devi fare tanti goal e subirne pochi. Credo che sia giusto così, anche per il lavoro che stiamo facendo e mi sembra che i risultati in campo stiano arrivando quasi da soli. Per le reti segnate dobbiamo ringraziare i nostri compagni attaccanti (ride, ndr), invece per la porta spesso inviolata il merito è di tutta la squadra, ma anche di Pavoni, che ci ha salvato in più di un’occasione”.
Come ti spieghi il grande affiatamento che avete creato in pochissimo tempo, nonostante non vi conosceste fino a due mesi e mezzo fa?
“Passiamo tante ore insieme sul campo e anche fuori. Infatti abbiamo già organizzato tante uscite in pizzeria con la squadra e con la società. Tutti sono sempre disponibili a passare del tempo con il gruppo e tengono a questo. Più si è amici fuori più si è squadra in campo”.
Con quali compagni hai instaurato un rapporto più solido?
“Penso di avere legato maggiormente con i ragazzi più meno della mia età, con cui ho anche convissuto le prime settimane. Mi riferisco a Inzerauto, Felici, Castellucci e Beneduce. Ma anche con tutti gli altri. Ci siamo sempre dati una mano a vicenda. Il capitano Loris (Facciolo, ndr) è sempre disponibile. Devo dire che è una grande famiglia”.
Questa Clivense ha un segreto?
“Segreto non lo so. Tutti noi siamo venuti da qualsiasi parte d’Italia per fare parte di questo progetto. Forse il segreto è il progetto”.
Ti sei posto un obiettivo personale?
“Credo che sia la conferma per l’anno prossimo. Anche per una soddisfazione personale. Il primo obiettivo è questo, poi vedremo quello che accadrà”.
Cosa ti ha spinto a intraprendere questa nuova avventura?
“La scelta è stata dettata dal calcio. Avevo smesso da due anni e cercavo una squadra dove potessi mettere in mostra le mie doti calcistiche. Penso di averla trovato e credo di poter far parte di questo progetto. Poi vediamo”.
Raccontaci un po’ il tuo trascorso prima della chiamata della Clivense:
“Dopo aver smesso di giocare ho fatto una vita normalissima. Ho lavorato come muratore o elettricista. Sono sempre stato uno di quei giocatori che vedi alla domenica al campetto con gli amici. Una vita tranquilla. Poi mi è arrivata la notizia dei provini da un amico, mentre ero al bar. Ho visto che ci sarebbero stati anche il giorno dopo. Ho preso il treno, mi sono presentato al Payanini Center e ho fatto la selezioni. Poi mister Allegretti mi ha chiamato, mi ha chiesto se fossi stato disponibile e io ho accettato”.
Sugli spalti c’è spesso un tifoso speciale, che è tuo papà. Un motivo in più per fare bene:
“Quando mio papà mi viene a vedere, ho un ulteriore spinta per fare meglio. Poi con gli occhi di un esterno posso ricevere critiche su cui lavorare. Lui si fa gli stessi chilometri che faccio io per venire a giocare. Cerco di dare soddisfazioni anche lui, quindi sono più che contento che assista alle partite”.
Tempo fa hai dichiarato che ti ispiri a Maldini, uno dei terzini sinistri più forti della storia. C’è qualcun altro in quel ruolo che sogni di emulare?
“Un giocatore dalle grandi qualità è Marcelo, ma parliamo di un altro pianeta. Cerco sempre di prendere spunto dai giocatori già arrivati, dai loro trucchi”.
Che consigli ti dà mister Allegretti durante la settimana?
“Il mister mi dice di stare concentrato e di evitare distrazioni, ma secondo me non ne ho bisogno (ride, ndr). Mi dice di dare sempre il 100%, perché bisogna allenarsi al massimo. Mi ripete anche di ascoltare e di comportarsi in maniera dignitosa, sia dentro che fuori dal campo. Poi mi dà consigli tattici che teniamo segreti”.
Raccontaci un po’ il Daniele Motta extra calcio. Quali altre passioni coltivi?
“L’altra mia passione è lo skateboard, che è nata quando comprai il mio primo skate a 12 o 13 anni. Poi il basket. Ho giocato nelle giovanili del Cantù per quattro anni e tifo Varese Basket. È uno sport che ho nel cuore, perché da vedere è emozionante”.
Cosa ti senti di dire a questi tifosi così appassionati?
“Sono sempre presenti a supportarci. Più che dir loro qualche parole, bisogna portare rispetto, perché credo che sappiamo già che noi diamo sempre il massimo in campo, per noi stessi, per la società, ma anche per loro. Faccio loro gli auguri in ritardo per l’anniversario. Spero che siano così calorosi per tutto il resto della stagione”.
Credit Foto: Archivio/FcClivense