Per il Catania si avvicina il giorno del giudizio, venerdì 4 marzo (data dell’asta) è alle porte e i segnali non sembrano incoraggianti. La squadra, dopo essere stata dichiarata fallita il 22 dicembre, ha proseguito il campionato al meglio delle sue possibilità. Attualmente si trova in zona salvezza, con un punto di vantaggio sul Messina, ma con una gara da recuperare. A preoccupare i tifosi, oltre alla classifica, c’è anche la complessa situazione societaria. Gli etnei sono infatti appesi ad un filo, in attesa di un salvatore che possa toglierli dai guai e salvare la stagione.
I candidati all’acquisizione
L’asta si avvicina e le voci si rincorrono, ma di concreto ancora nulla. Il nome più caldo è quello di Benedetto Mancini, che ha già avuto esperienze in questo mondo con il Rieti. L’imprenditore laziale era presente al Massimino nell’ultima gara interna con la Virtus Francavilla. Anche Roberto Felleca, ex patron del Como, è stato accostato alla poltrona del Catania, oltra che ad altri club come Rieti, Pistoiese e Samb. Nessuna delle due figure sembra però aver raccolto l’approvazione dei tifosi. La curva Nord ha già preso una posizione netta tramite uno striscione che recitava: “Non date possibilità a chi ha infangato la storia di questa città”. Il desiderio dei tifosi è di trovare qualcuno che abbia voglia di investire nel progetto, non si cercano traghettatori di fortuna. Al momento la situazione resta spinosa, con pochi nomi concreti e il presagio di un’altra asta che rischia di essere deserta.
Nervi tesi con Tacopina
Intanto i conti con il recente passato restano aperti. Secondo quanto diffuso da Itasportpress, gli attuali vertici del Catania avrebbero deciso di fare causa al presidente della SPAL, Joe Tacopina. Il contenzioso in ballo sarebbe di 400 mila euro che l’avvocato italoamericano dovrebbe al club etneo. Infatti, nel contratto preliminare firmato da Tacopina, era previsto un versamento di un milione di euro, ma a quanto pare la cifra versata sarebbe di 600 mila. Al contrario Tacopina ha fatto sapere di aver versato 800 mila dollari alla società per evitarne il fallimento. Nella stessa nota, l’italoamericano, ha anche lanciato un attacco diretto alla Sigi (società di imprenditori locali che ha gestito il Catania nell’ultimo anno e mezzo) accusandola di aver fatto false promesse e di ingannare i tifosi. La risposta del Consiglio di amministrazione non si è fatta attendere. L’uomo di rappresentanza Giovanni Ferraù che ha infatti replicato: “Non voglio rispondere a chi semina odio e zizzania dagli Stati Uniti e io non darei retta ma la verità va detta”. Nella nota Ferraù accusa Tacopina di non aver rispettato il contratto, versando 400 mila euro in meno della somma pattuita. L’imprenditore catanese ha poi concluso: “Io mi sono fatto rapire dal sogno americano e ho sbagliato. Il sogno americano era una illusione. Forse Tacopina non ha messo un centesimo di tasca sua, ma qualcuno dei suoi investitori. Tacopina non ha onorato il contratto e dunque è inadempiente”.
L’immediato futuro e le parole di Mascara
Intanto i tifosi etnei sperano ancora che l’esercizio provvisorio possa essere prorogato oltre la scadenza, prevista per lunedì 7 marzo. Questa soluzione consentirebbe al Catania di navigare a vista almeno fino all’estate, cercando di limitare i danni di una vicenda tanto complicata. A riguardo è intervenuto anche Giuseppe Mascara nella trasmissione Unica Night. “Servono persone serie e competenti, chi prende il Catania sarà il papà di un milione di persone. – ha detto l’ex attaccante rossazzurro – Oggi bisogna in primis essere onesti. In mancanza di soggetti seri nell’immediato, sarebbe meglio ripartire dalla D. Per tornare in Serie C nel giro di un anno con un bagaglio importante. Ma spero ancora che compaiano figure imprenditoriali di spessore da subito, mantenendo la C”.