Ieri, a 7 anni di distanza dall’apertura di questo caso, i giudici della prima sezione penale hanno assolto tutti e quattordici gli imputati per le presunte combine che avrebbero riguardato l’ACR Messina tra il 2015 e il 2016. Le accuse di truffa, associazione e falso sono cadute di fronte alla non sussistenza dei fatti. L’esito ha portato dunque alla completa assoluzione degli imputati, tra cui figura anche il nome dell’ex stella giallorossa Arturo Di Napoli. La questione però terrà ancora banco dal punto di vista sportivo, con il procuratore federale Chinè pronto ad avviare un nuovo processo.
La risposta di Di Napoli
“Sono passati sette lunghi anni, oggi posso finalmente esprimere il mio stato d’animo. Ho cercato di farlo prima, ma la mia voce non veniva ascoltata“. Questa è la frase d’apertura di una lunga lettera che l’ex attaccante del Messina ha indirizzato alla città. Dopo l’assoluzione Di Napoli ha infatti rotto il silenzio, prima attraverso la voce del suo avvocato Rosa Guglielmo, e poi con questo messaggio rivolto ai suoi vecchi tifosi. “Insieme abbiamo lottato, superato il rischio di un fallimento, sofferto e gioito – ha proseguito Di Napoli –. Prima in qualità di calciatore portando il Messina dalla serie B alla settima posizione di serie A e successivamente come allenatore, portando allo stadio ventimila spettatori. Ho adorato questa città e la sua tifoseria in ambe le vesti. Ho sempre agito con lealtà, trasparenza e le scelte fatte sono sempre state dettate dalla ragione ma anche dal cuore“.
La verità di Re Artù
L’ex tecnico biancoscudato ha ripercorso anche i momenti critici attraversati in questi sette anni, sottolineando di aver subito “accuse infamanti in qualità di professionista ma soprattutto come uomo”. La lettera prosegue con un discorso rivolto direttamente a chi lo ha attaccato: “Pur comprendendo in parte la vostra rabbia, c’è un aspetto di questa triste vicenda che mi addolora: avreste potuto concedermi il beneficio del dubbio. Mi avevate condannato ancor prima che la giustizia facesse il suo corso, dimenticando ciò che insieme siamo stati. La sentenza di oggi certifica che la verità emerge sempre e questo triste capitolo della mia vita è giunto alla fine“.
La conclusione della lettera
“Non posso nascondere che la gioia di questo momento si mescola all’amaro per tutte le ingiustizie che sono stato costretto a subire, minacce comprese, ma la vita continua, non ci si può fermare, la società lo impone e oggi capisco e comprendo chi si è lasciato andare, chi non ha trovato la forza di reagire, chi non vedeva più prospettive e chi non credeva più in quella che è la giustizia e mi rivolgo a loro: non bisogna mai arrendersi, bisogna lottare sempre perché la propria dignità è al disopra di ogni pregiudizio e attendere che la giustizia faccia il suo corso per arrivare alla luce”.
“Non posso che ringraziare lo studio Carrè legali di famiglia e l’Avv. Guglielmo Rosa per avermi sostenuto e per avere fatto chiarezza affinché mio figlio non porti con se questo fardello nel suo percorso di crescita. Un grazie alla mia famiglia e soprattutto alla mia compagna Belinda Zannino che senza di lei non sarei riuscito a superare questa terribile tempesta. Spero che tutte le ombre, sulla mia fedeltà verso la vostra maglia e la vostra città, attraverso questa sentenza, siano definitivamente spazzate via e che possiate ricordare di avere scritto insieme a me pagine indelebili della storia del Messina. Questa è l’unica verità!”