C’era grande attesa per la messa in ondo della nuova puntata di Report riguardante Calciopoli e il “caso Luciano Moggi”. Una settimana cruciale quella iniziata per la Juventus e, in generale, la Serie A e la giustizia sportiva. Domani, infatti, verrà discussa la posizione della società bianconera riguardo la penalizzazione di 15 punti inflitta in questa stagione. Una vigilia molto tesa che si è infuocata ancor di più con lo speciale che Report ha dedicato alle novità riguardanti lo scandalo del 2006.
La trasmissione Rai, che in passato si era già occupata di Juventus sia sul caso plusvalenze che su quello del processo legato alla ‘Ndrangheta, ha voluto dare voce e spazio al lavoro certosino portato avanti dal team di Luciano Moggi. Anni e anni di ricerche, raccolta dati, intercettazioni e ricostruzione di una vicenda che sconvolse l’Italia e il sistema calcio italiano. Una “nuova verità” che Moggi ha sempre sostenuto dimostrando di avere elementi tali per raccontare la storia da un altro punto di vista. La famosa “chiavetta” contenente centinaia di nuove rivelazioni che non entrarono mai a far parte delle carte del processo sportivo e giudiziario. L’ex massimo dirigente juventino le aveva già consegnate ad Andrea Agnelli durante una riunione dei soci bianconeri, ma adesso è a disposizione anche del pubblico nazionale per farsi un’idea su una vicenda molto intricata e ricca di sfaccettature.
La lunga puntata di Report, infatti, ha messo in luce vari aspetti che nelle anticipazioni avevano già destato molta curiosità. A quasi venti anni di distanza da quella estate bollente tra processi e la vittoria del mondiale di Berlino, il quadro è apparso ben più ampio rispetto a quello venuto fuori dalle aule di tribunali. Oltre 170 mila intercettazioni telefoniche, ma anche dossier, documenti e testimonianze dei diretti protagonisti. Un viaggio mediatico che ha smontato l’idea dell’esistenza della “cupola” bianconera ma di un modus operandi comune a tutte le società italiane legate sia ai rapporti con la Lega che con gli arbitri. Ma non solo perché è apparsa molto grave la vicenda riguardante Cellino, presidente della Lega in quel periodo e del Cagliari che, senza troppi giri di parole, ammise di aver bruciato interi faldoni di prove riguardanti falsificazioni, fidejussioni non valide per tante squadre di Serie A. Un panorama davvero diverso rispetto a quello dipinto in cui la società Juventus controllava la classe arbitrale non solo per avere dei favori diretti ma anche per influenzare le altre partite.
Altro elemento da non sottovalutare riguarda il filone Inter e il filone Napoli. Sul fronte della società nerazzurra, appare evidente la ricerca da parte di Facchetti e Moratti di costruire un sistema utile per “combattere” lo strapotere sportivo bianconero. Ma, di pari passo, è lo stesso Moggi ad ammettere di sapere di essere intercettato grazie alla confessione di Silvio Berlusconi. Poi c’è una parte ancora più oscura che riguarda il disegno della stessa proprietà bianconera di voler far cadere in disgrazia le figure di Moggi e Giraudo, diventate troppo potenti e influenti. Un quadro molto intricato in cui sono diversi i personaggi che ne operano. Infine pesano come un macigno le parole di Lepore, ex procuratore della Repubblica di Napoli. E’ lui stesso ad ammettere che l’indagine avrebbe dovuto coinvolgere decine di altre squadre, a partire da Inter e Milan subito dopo la Juventus. Un lavoro che venne messo subito da parte e che non trovò mai compimento.